A dieci anni dal restauro della statua dell’Assunta e nel 159° anniversario dalla sua realizzazione ad opera dello scultore genovese Giovanni Battista Drago (Genova, 1802 – 1875), grazie ad una ricerca da me effettuata nell’archivio parrocchiale è stato possibile reperire alcune curiosità in merito al predetto capolavoro ed alla festa patronale in genere.
Dall’analisi del Libro dei Conti (il registro riportante anno per anno le entrate e le uscite finanziarie della parrocchia), è emerso come nell’anno 1864 fossero state sostenute spese per la realizzazione del “nicchio”, ossia la profonda apertura nel muro perimetrale del catino absidale della chiesa all’interno della quale sarebbe stata di lì a breve collocata la scultura lignea.
I lavori, contestuali ad un intervento di “ristoro” del tetto della chiesa, vennero realizzati dal signor Gardella Agostino e da altri muratori della parrocchia.
Più nel dettaglio si possono leggere i singoli capitoli di spesa con i relativi importi espressi in Lire italiane dell’epoca:
Ristoro del tetto della chiesa e fabbrica del nicchio al muratore Gardella Agostino giornate 34, ½ al nicchio | 183,15 |
per colori e lavori in gesso | 69 |
giornate al lavorante 28, ½ | 37,10 |
ai muratori della parrocchia giornate 15, ½ | 44 |
Fin dall’inizio la mia ricerca era mirata a svelare un elemento fondamentale, ossia chi avesse commissionato la statua allo scultore genovese Drago; non era infatti mai stato accertato se l’iniziativa fosse partita dalla parrocchia oppure da un privato, in quest’ultimo caso difficilmente avremmo potuto carpire informazioni dai registri parrocchiali.
Proprio per questa incertezza iniziale, l’emozione è stata ancor più forte quando, scorrendo tra le righe districandomi tra parole di non sempre facile interpretazione vista la calligrafia a dir poco arzigogolata, all’interno del Libro dei Conti del 1865 (quindi un anno dopo la realizzazione dell’opera che, come ci è stato tramandato, risale al 1864) mi sono imbattuto in una voce di spesa davvero incredibile:
Al Signor Drago appalto di Lire italiane 1350 per la statua dell’Assunta…+ 200
Fu dunque la Fabbriceria a commissionare ed a sostenere le spese per la pregevole opera d’arte per la somma di Lire italiane 1.350 a cui, molto probabilmente in corso d’opera, vennero aggiunte altre 200 Lire italiane, per un totale complessivo di 1.550 Lire italiane che corrisponderebbero ad attuali € 8.180.
A questo punto, auspicando che sia rimasta traccia documentale di una qualche forma di corrispondenza, non resta che scoprire quando e come i rappresentanti della Fabbriceria fossero entrati in contatto con lo scultore genovese che, sulla base delle mie precedenti ricerche, operò prevalentemente nell’ambito di Genova, riviera ligure di ponente e basso Piemonte, salvo il caso di Lavagna, cittadina nella quale nel 1857 realizzò la statua lignea della Madonna del Carmine per l’omonimo santuario.
Per quanto concerne invece la festa dell’Assunta in generale, una scoperta davvero interessante è stata quella che si evince dal Libro dei Conti sempre degli anni 1864 e 1865 e relativa all’aspetto prettamente pirotecnico delle celebrazioni.
A tal proposito si legge infatti:
1864: | |
Per razzi volanti e bombe | 11,25 |
Ai massari della sparata | 50 |
E ancora:
1865: | |
Ai massari della sparata per l’Assunta | 50 |
Bombe e razzi volanti per l’Assunta | 8 |
Non soltanto sparate di mortaletti dunque, ma anche sparo di razzi e bombe, a testimoniare il fatto che fin dalla seconda metà dell’ottocento anche la nobile arte pirotecnica fosse già radicata all’interno della vivace realtà campese, il che non era affatto scontato.
Confrontando la terminologia utilizzata nel Libro dei Conti con un articolo del settimanale “La voce del popolo” del 21 agosto 1948, è inoltre molto probabile che con “razzi volanti” ci si riferisse alle “colombelle”.
In tempi relativamente recenti infatti, durante le feste patronali si faceva largo uso di questo curioso artificio pirotecnico: spesso chiamate anche “colombine” (come ad esempio a Firenze per il celebre Scoppio del Carro in occasione della Pasqua), consistevano in piccoli cilindri di cartone con all’interno polvere da sparo pressata, di fatto veri e propri razzi che, correndo coreograficamente ed a velocità elevatissima lungo un cavo di filo di ferro o d’acciaio (nel caso di Santa Maria, come riportato nell’articolo, “attraverso campi e frutteti”), andavano infine ad accendere, sempre nel nostro caso, la celeberrima “Sparata lunga” al passaggio dell’arca dell’Assunta, le rinomate bombe da tiro (queste ultime un tempo collocate nella “piana”), o addirittura artifici di calibro ridotto posizionati sul cornicione del campanile.
Passando infine dal profano al sacro, davvero curiosa è la presenza alle celebrazioni della festa patronale di una figura alquanto particolare, ossia il “Panegirista dell’Assunta”.
Etimologicamente parlando il panegirista è l’autore di panegirici e in genere chi fa o scrive un panegirico, intendendosi quest’ultimo (in epoca moderna) come un discorso ai fedeli in onore e lode di un santo nella festività a lui dedicata (fonte Treccani).
Se ne deduce pertanto che all’epoca fosse stato invitato appositamente un sacerdote non residente in loco per officiare la messa solenne dell’Assunta e fosse stato rimunerato per tale incombenza con la somma di 18 Lire italiane.
Chissà quante altre curiosità ci potrà riservare l’archivio parrocchiale, un tesoro di informazioni da custodire gelosamente ed ancora tutto da scoprire per ricostruire, dettaglio dopo dettaglio, aneddoto dopo aneddoto, una società ed uno stile di vita assai lontani dalla frenesia della vita moderna, sicuramente più semplici, ma che da molti punti di vista, purtroppo, non si può fare a meno di rimpiangere.
P.s.: un particolare ringraziamento a Don Davide per la disponibilità e per avermi permesso di accedere all’archivio parrocchiale.
Ricerche e foto d’archivio di Stefano Podestà